Attualità di
Giordano Bruno
Terza Parte
(3/5)
Gnosticismo
Lo
gnosticismo è quell’atteggiamento mentale per il quale il soggetto si ritiene
in modo tracotante e dogmatico in possesso del sapere divino o di essere egli
stesso questo sapere, ovviamente non nel senso di conoscere tutte le cose nel
dettaglio, ma immagina di identificare il suo sapere o anche se stesso col
sapere divino. In queste condizioni il soggetto si convince di saperne più di
Cristo in fatto di teologia, per cui giudica il suo concetto di Dio come quello
giusto e quello della rivelazione cristiana come frutto dell’immaginazione.
Lo gnostico
non ritiene che la sua limitata ragione possa essere informata dalla rivelazione
cristiana circa una più alta conoscenza di Dio, ma ritiene di ricevere la
rivelazione metacristiana dalla sua stessa autocoscienza divina. La chiami fede (Lutero) o la chiami ragione
(Hegel), parli (ermetismo, Schelling, Heidegger) o non parli di rivelazione (Bruno,
Fichte, Hegel, Severino), in ogni caso lo gnostico ritiene di possedere la scienza
divina non mediante la rivelazione cristiana, ma immediatamente ed atematicamente
nella sua autocoscienza, ossia nella coscienza del suo io potenzialmente o
attualmente io assoluto, Uno-Tutto (Bruno, Fichte, Schelling).
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Esistono due tipi di
panteismo: c’è quello storicista di Hegel e quello eternalista di Severino.
Entrambi partono dal monismo di Parmenide, solo che Hegel vi aggiunge Eraclito
per spiegare il divenire, la causa attiva, il tempo e la storia, mentre Severino
non ammette alcuna causa efficiente, ma solo quella formale, per cui il
divenire, la causalità, il tempo e la storia non sono realtà, ma solo
l’apparire e scomparire successivo e spaziale finito dell’eterno e dell’uno. È
un’applicazione del metodo matematico in metafisica, e quindi è un confondere
la metafisica con la matematica.
Nel monismo manca la nozione
analogica di partecipazione, che viene intesa solo in modo quantitativo. Qui
l’essere per partecipazione è confuso con l’esser parte, e l’essere per essenza
è confuso con l’esser tutto. L’essere sussistente è confuso con l’essere. Diventa allora impossibile
l’essere creato dal nulla. La negazione, la privazione, il male non son più
essere di ragione o essere ideale, ma diventano reali o scompaiono. L’ideale
infatti coincide col reale, il pensiero con l’essere. E quindi ecco
l’idealismo. Dunque idealismo, monismo e panteismo sono inscindibili e si
richiamano l’un l’altro.
Esiste una differenza fra
monismo e monoteismo. Entrambi ammettono Dio come assoluta Unità, ma mentre nel
monismo esiste solo Dio come unico ente, nel monoteismo esiste un solo Dio
creatore del mondo. In entrambi nulla esiste al di fuori di Dio che possa
essere uguale a Dio. In entrambi nulla può essere paragonato a Lui o si può
aggiungere a Dio così da migliorarlo. In entrambi casi a Dio non manca di
nulla, così che abbia bisogno di essere completato da altro da sé. Tuttavia ciò non vuol dire
che non esistano enti fuori di Dio, il cui essere però non aggiunge all’essere
divino, perché è un essere per partecipazione. Col creato non c’è più essere,
ma ci sono più esseri.
Il monismo suppone
l’identificazione dell’essere con l’essere divino e del pensiero con l’essere,
mentre nel monoteismo l’essere è analogo, si predica analogicamente di Dio e
del mondo, appartiene analogicamente a Dio e al mondo. Nel realismo monoteista il
pensiero è identico all’essere solo in Dio, ma non nel sapere creato.
Immagine da Internet:
- Ritratto di Papa Clemente VIII, Cavalier d'Arpino, Museo diocesano di Senigallia